Autonomia e Montagna: intervento del ministro Calderoli al dibattito di Torino promosso da Piemonte nel Cuore
Di seguito, una sintesi delle dichiarazioni del ministro Calderoli nel corso del dibattito:
- Sull’autonomia noi andiamo avanti e non arretriamo
il percorso dell’autonomia va avanti su più fronti, piaccia o non piaccia. Abbiamo avviato i negoziati con le prime 4 regioni e concordato i prossimi passaggi anche con la premier Meloni e i leader di maggioranza, in Senato abbiamo il ddl Delega Lep che ha iniziato il suo percorso, l’altro giorno alla Camera c’è stato il primo ok alla riforma dello Statuto del Trentino-Alto Adige e l’avvio dell’esame per la reintroduzione delle province in Friuli-Venezia Giulia, ci sono le norme pure per la Sicilia. In poche parole: il Governo va avanti e io non ho intenzione di fermarmi.
- Le divisioni italiane e i metodi per ridurre il divario
Per ridurre i divari c’è chi ha teorizzato di frenare chi corre, così “staremo male tutti ma saremo tutti uguali”, e io invece con l’autonomia voglio fare l’opposto. Il mio paradigma non è rallentare chi corre, ma aiutare a correre chi ancora non ci riesce. E questo non si può certo chiamare “spacca Italia”. Ricordo una riflessione che fece il professor Bertolissi: ‘Calderoli non può dividere ciò che è già pluridiviso, e non per colpa dell’autonomia ma di ciò che c’è sempre stato fino ad oggi’.
- Il residuo fiscale e la trappola dello sviluppo secondo l’Ocse
Ci sono delle proiezioni dell’Ocse per cui Piemonte, Liguria e Toscana, che ora sono tra le Regioni che tirano la carretta, rischiano di andare in area di transizione, cioè essere in equilibrio ma non più forti abbastanza da trainare anche le altre. Questo sarà un problema perché, invece di far correre chi non riesce, rischia di rallentare chi traina tutti gli altri. A quel punto, l’autonomia diventa una necessità non solo per il Paese, ma soprattutto per quelle realtà che devono iniziare a correre.
- L’importanza dell’autonomia in sanità
Il mio obiettivo è raggiungere autonomia nel coordinamento della finanza pubblica, cosa vuol dire: se una Regione ha il bilancio in equilibrio ed è in grado di erogare i Lea, allora io ritengo sia giusto che spenda i soldi come meglio ritiene. Oggi lo Stato decide non solo quante risorse darti, ma anche come spenderle e con vincoli pesanti. Ma le regioni sono tutte diverse e devono poter dare risposte specifiche alle esigenze dei propri territori. Grazie all’autonomia le regioni potranno dire: non voglio un euro in più, ma voglio poterlo gestire per dare ai miei cittadini le risposte di cui hanno bisogno. E poi vedi come tagli le liste d’attesa…
- L’esempio della Protezione civile e i fondi previsti
La tempestività degli interventi, nel caso di eventi calamitosi, è fondamentale. Ecco perché abbiamo previsto che potrà essere il governatore a emanare le ordinanze e dichiarare lo stato di emergenza, così già il giorno dopo può procedere e non aspettare i tempi dello Stato che in media procede con 3 o 6 mesi di ritardo rispetto all’evento. Insieme al taglio della burocrazia servono anche le risorse, e noi le abbiamo messe: il fondo per le emergenze regionali della Protezione Civile prima contava 0 euro, ne abbiamo messi 20 milioni per il 2025 e 100 milioni dal 2026.
- Finalmente i Lep, attesi dal 2001
Nessuno in 24 anni è mai riuscito a far nulla, dalla riforma del Titolo V. Noi finalmente quel passaggio l’abbiamo fatto. I Lep sono il livello giusto dei diritti a cui i cittadini hanno diritto, per la prima volta riusciremo a definirli per fare in modo di garantirli su tutto il territorio nazionale. Sarà fondamentale in questo senso la responsabilità degli amministratori, e con l’autonomia avremo anche maggior trasparenza grazie ai meccanismi di monitoraggio delle risorse.
- Autonomia e Roma capitale
Io dico sì all’autonomia per la capitale e a maggior autonomia, ma sottolineo che qualcuno dovrebbe essere più coerente: non è corretto dire dire “l’autonomia va bene” se è per Roma ma poi “l’autonomia è una minaccia” se invece la chiedono le Regioni.
- La legge Calderoli per valorizzare la Montagna
Il riconoscimento delle zone davvero montane non è una banalità, ma significa sostenere le realtà davvero di montagna. Con i parametri in vigore fino a poco fa Palermo e Roma, giusto per fare due esempi, erano nella lista dei Comuni montani. Noi andremo a rivedere questo elenco e identificare chi sia davvero montagna in Italia. Sui fondi, oggi qualcuno dice oggi “200 milioni sono pochi” ma è la stessa sinistra che governava nel 2021 e in quel fondo metteva 6/7 milioni, non prendiamoci in giro. E oltre ai fondi, abbiamo previsto tante misure specifiche per il ripopolamento delle zone montane e la garanzia di servizi adeguati. Non abbiamo lasciato nulla al caso.
- Il ddl Isole Minori
Mi accusano di essere secessionista ma, dopo la legge per ridurre i divari nelle zone montane, ho scritto anche la legge per ridurre i divari nelle isole minori. Domani e domenica infatti sarò a Lipari proprio per parlare di questo provvedimento, che porteremo in Consiglio dei Ministri e poi in parlamento, ma consentitemi una battuta: che debba arrivare un bergamasco a ridurre i divari nelle isole, diciamo che è singolare. Alla faccia del secessionista.
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