Convegno UPO su Regionalismo differenziato: intervento del ministro Calderoli ad Alessandria
"Grazie al professor Cavino, grazie anche a Stefano per essere qui con noi, lo saluto perché è un ex collega, un amico credo di poter dire. Io rispetto a loro ho un difetto, non sono un professore, quindi dovrò volare molto più basso e quindi parlare più in termini pratici e meno altisonanti.
Però voglio partire da quello che forse è mancato fino ad oggi e penso a un emerito rappresentante del Piemonte con il presidente Luigi Einaudi che diceva conoscere, discutere, deliberare. Cosa che fino ad oggi, spero di poterlo fare quest'oggi, in Italia non è stato possibile, perché la conoscenza della materia, forse tranne i pochi che sono presenti, non c'è, non l'hanno neppure letta, però l'hanno criticata tutti. Il dibattito, la discussione, si è ridotta a una vera zuffa tra contendenti, come se ci fosse una guerra, per cui la legge addirittura è stata chiamata Spacca Italia. Le decisioni sono state molto discusse e affrontate in maniere ideologiche, perlomeno inizialmente sembrava esserci una convergenza da parte di più forze politiche, alla fine si è arrivato all'ostruzionismo, a un referendum, al ricorso alla Corte Costituzionale, quindi il percorso non è stato assolutamente pacifico.
Io oggi cercherò di dimostrare, lo faccio con uno strumento accademico e quindi la sede adatta, un teorema con un enunciato, secondo cui gli stati federalisti e autonomisti funzionano meglio di quelli centralisti e credo che Svizzera e Germania possono rappresentare un esempio, però la tesi è se quel modello sia calabile anche a livello del nostro Paese e io dico comuni, province e regioni spendono di meno e garantiscono servizi più efficienti. La dimostrazione è quella che cercherò di dare oggi, non con un teorema filosofico o politico, ma sulla base di numeri e quelli sono incontrovertibili e ci faranno considerare non solo la necessità, le potenzialità dell'autonomia, ma l'obbligatorietà, l'ineludibilità del fatto di affrontarla.
Io sono stato indicato come il papà dell'autonomia differenziata, come giustamente ho sentito prima dal professor Cavino, troppa grazia perché l'autonomia e la differenziazione non solo non sono una bestemmia, ma non l'ha fatta né la mia legge numero 86 né la riforma del titolo quinto della Costituzione, l'autonomia e la differenziazione sono nella Costituzione dei Padri Costituenti, perché all'articolo 5 si dice sì che la Repubblica è una e indivisibile, ma riconosce e promuove le autonomie locali, attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo, adegua i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento. Questo è l'articolo 5, cioè è un principio fondamentale dei Padri Costituenti. Nella stessa Costituzione, all'articolo 117 e 118, si parla di autonomia legislativa e amministrativa secondo i principi dello Stato, ma nel momento in cui tu garantisci un'autonomia, introduci di base il concetto di differenziazione, perché ciascuno può esercitarla in maniera diversa a seconda delle esigenze che ha. La differenziazione, cioè da una parte c'è il federalismo simmetrico, cioè dar tutte le possibilità a tutte le regioni, dall'altro quello asimmetrico. Cioè lo do in maniera diversa.
Perché è motivata? Io credo che siano delle motivazioni assolutamente evidenti, cioè il nostro paese, gli ottomani dicevano, è un paese troppo lungo per poter essere conquistato. Da Predoi, che è il comune più a nord, a Lampedusa ci sono 1.400 chilometri. C'è una geomorfologia del territorio completamente diversa, dalle aree interamente montane a quelle interamente di pianura. Un clima che fa sì che in certe realtà, anche nel Piemonte, a settembre uno accenda il riscaldamento e ci sono aree del paese dove il riscaldamento addirittura non c'è, perché non ce n'è bisogno. Le differenze socioculturali, per cui ci sono delle realtà che sono agricole, quelle imprenditoriali, industriali, ma anche da un punto di vista istituzionale. Noi abbiamo regioni come la Val d'Aosta, che fra l'altro è speciale, con 122.000 abitanti. C'è la Lombardia, che ne ha 10 milioni. C'è un comune, il comune di Morterone, che ha 31 abitanti e città metropolitane, che hanno milioni di abitanti. Abbiamo fatto l'errore con le funzioni fondamentali che noi chiediamo a livello degli enti locali, quindi comuni e province, indipendentemente dalle loro dimensioni, sono identiche. Il pretendere la stessa cosa anche a livello regionale per me è un errore e una sciocchezza.
Io ho pensato all'autonomia differenziata, oltre che per il fatto di essere autonomista da sempre, anche in funzione dell’esperienza che ho avuto come Ministro non solo dell'autonomia, ma anche degli affari regionali. Io come Ministro degli affari regionali gestisco due fondi, uno il fondo dei comuni disagiati, che sono quelli del Piemonte e del Veneto, confinanti o con la Val d'Aosta o con il Friuli Venezia Giulia, delle risorse che vengono date a questi comuni per una concorrenza impari rispetto a quelli che appartengono alle regioni a strutto speciale. La stessa cosa è l'Odi, un fondo creato dal sottoscritto di 80 milioni pagati da Trento e da Bolzano per andare a incentivare quei comuni della Lombardia, del Veneto, che confinano con le realtà dei comuni delle regioni e province a strutto speciali. È giusto dare questi indenni per l'amore del cielo? Assolutamente sì, li ho creati io addirittura. Però mi chiedo, è giusto dare delle risorse in più a quei comuni o viceversa conviene dare maggiore autonomia a quei comuni in modo che non si debba più dare quelle maggiori risorse? È una teoria, certo.
Però io ho avuto e ho un'esperienza dell'Alto Adige, perché mia nonna materna è della Val Passiria, cioè la zona più depressa che c'era nel 1948 dell'Alto Adige e l'Alto Adige, che oggi viene vista come perla nel panorama nazionale, nel 1948, nell'immediato dopoguerra, aveva una situazione abbastanza devastata e devastante. Un PIL bassissimo, una forte immigrazione, un crollo demografico, una crisi dell'attività di impresa e agricola. Nel 1972 si approva il vero, perché quello del 48 è rimasto molto sulla carta e mai attuato, il vero regime di autonomia speciale. Ripresa del PIL, aumento della demografia, un ritorno di quelli che erano emigrati, riparte l'impresa, riparte l'agricoltura e oggi viene visto da tutti come una piccola Svizzera nel contesto italiano, ma soprattutto ha un residuo fiscale negativo, cioè produce di più di quello che consuma, perché da tante parti tutte le volte sento dire “è in Alto Adige, per forza, con tutti i soldi che prendono…”. Oggi loro sono dei contribuenti attivi dello Stato italiano, cioè producono di più di quello che ricevono. E mi sono chiesto se quella realtà dell'immediato dopoguerra non fosse assimilabile a quella di tante regioni italiane che vivono ancora oggi con lo stato di crisi. E allora se ha funzionato in Alto Adige io non vedo perché non debba funzionare anche nelle altre parti del Paese. E quindi ho pensato al ricorso all'autonomia differenziata, cioè quel terzo comma dell'articolo 116 per cui ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia possono essere attribuite alle regioni su loro iniziativa, sentiti gli enti locali e nel rispetto dell'articolo 119, sulla base di un'intesa approvata con la maggioranza assoluta. Concernenti il terzo comma dell'articolo 117, ovvero la materia concorrente, sono 20 materie che sono concorrenti ma sono molto pesanti. Forse qualcuno doveva pensarci quando l'ha scritto quell'articolo 117 perché c'è il rapporto internazionale e con l'Unione Europea, l'istruzione, la sanità, grandi reti di trasporto e navigazioni, porti, aeroporti, la produzione e la distribuzione dell'energia, le telecomunicazioni; e tre materie che sono oggi esclusive statali, la giustizia di pace, norme generali sull'istruzione e tutela dell'ambiente e dell'ecosistema e dei beni culturali. Giustamente la Corte, parzialmente, ha potuto dire che forse è troppo, forse alcune materie sono eccessive.
Io sono il primo a dire che chi ha scritto il 116 e il 117, dalla riforma del titolo quinto del 2001, probabilmente non si erano parlati. Io sicuramente non ero sintonizzato perché mi chiedo, anche se sono autonomista e fortemente differenziatore, come si possa mettere che una regione scriva le norme generali sull'istruzione, cosa che rischia che la Basilicata faccia applicare le norme generali sull'istruzione a tutto il Paese. Ma io quando ho contestato queste materie ho fatto una riforma della Costituzione nel 2005, che si chiamava Devolution, in cui ho preso le materie che erano esclusive dallo Stato e quelle che erano esclusive delle regioni. Il Parlamento l'ha approvato, purtroppo il popolo italiano ideologicamente schierato ha detto di no e quindi quella riforma non si fece. Quindi io prendo atto che quelle materie sono quelle approvate nel 2001 e che furono approvate attraverso un referendum costituzionale.
Potevo girarmi anche dall'altra parte, può darsi, però io avevo due referendum del 2017 in Veneto, dove il 98,02 per cento della popolazione si dichiarò a favore dell'autonomia differenziata. Lo stesso anno in Lombardia il 96 per cento virgola due della popolazione ha chiesto l'autonomia differenziata. In Italia su 20 regioni, 15 sono a statuto ordinario. Di queste, 14 hanno chiesto l'autonomia differenziata e in più le 5 a statuto speciale hanno chiesto una revisione del loro statuto e maggiori forme di autonomia.
C'erano anche dei fatti politici, sono stati ricordati prima. Nel 2017 il governo Gentiloni sottoscrive le intese, aggiungo poi che nel 2018 nel contratto di governo all'articolo 20 dell'allora governo gialloverde tra Lega e 5 Stelle vi era l'immediata attuazione dell'autonomia differenziata. A me spiace perché nel momento in cui ho iniziato questo percorso tra i più sostenitori di questa forma di autonomia avevo regioni a guida del centro-sinistra. C'era Bonaccini che, devo dire, era più autonomista di Zaia, ma io sono andato da tutti, Giani che mi chiedeva il geotermico, la tutela dei beni culturali, persino De Luca che mi chiedeva la gestione dei porti e dei beni culturali. Il presidente Emiliano mi ha detto io Roberto sono non d'accordo sulla autonomia differenziata ma se le materie le chiedo tutte come Zaia. Dopo questo calore iniziale ci fu un po' di raffreddamento più legate a logiche interne ai partiti, dopodiché il congresso elesse l'onorevole Schlein come segretaria e i quattro governatori avevano ricevuto una telefonata in cui si chiedeva di schierarsi in senso contrario. Io non credo che le logiche politiche debbano fare sì che una cosa sia buona, cattiva, seconda che ci sia o meno l'opposizione e comunque un confronto.
Io intendo continuare a portarlo avanti. Io ho fatto quella legge 86, grandi linee sono state definite dal professor Gavino. Abbiamo definito le modalità con cui le regioni chiedono l'intese, la discussione delle intese, come andranno in Parlamento, le norme di salvaguardia di finanziamento. La differenziazione che ha fatto la Corte fra materie Lep e non Lep è all'interno di quella legge, cioè si possono trasferire le materie che non sono riferibili ai livelli essenziali delle prestazioni inerenti di diritti civili e sociali. Poi abbiamo sbagliato magari nella genericità dei principi e criteri direttivi, ma quelle cose c'erano, come il fondo perequativo. Non abbiamo neanche fatto in tempo ad approvarla che immediatamente parte una raccolta firme che è stata fatta prima ancora che venisse pubblicata per poterla abrogare. Cinque regioni chiesero un referendum abrogativo, quattro regioni chiesero il ricorso alla Consulta. Il referendum non si è svolto perché, alla luce dell'intervento della consulta, il quesito risultava incomprensibile.
La Corte ha giudicato la legge e, a fronte di una richiesta di incostituzionalità, ha detto che la legge è costituzionale. Ha censurato quattordici punti, già ricordati dal professor Gavino, in cui si dice funzioni e non materie. La Costituzione dice forme e condizioni, poi è tutto discutibile, però… a parte l'articolo 1, in tutti gli altri articoli il trasferimento parla solo di funzioni e non di blocchi di materie. Ha contestato tre punti rispetto alla genericità dei principi e criteri direttivi della legge delega. Devo dire touché, è vero, però devo anche dire che dopo 24 anni nessuno aveva mai individuato e definito neanche cosa fosse un livello essenziale di prestazioni. Abbiamo un posto poi al rimedio, poi ci sono i vari passaggi tecnici, il livello della compartecipazione che non vi sto a tediare su questi particolari e il fatto che si potesse applicare anche alla regioni a Statuto Speciale. L'hanno contestato, io resto ancora della mia idea che sulla base dell'articolo 10 della legge costituzionale numero 3 queste ulteriori condizioni di autonomia potessero essere trasferite anche a loro livello, però stiamo facendo adesso le riforme e quindi usiamo quello strumento.
Noi ci siamo adeguati a quello che ha detto la Corte scrivendo una legge delega che è ora all'esame del Senato dove verranno per la prima volta dopo 24 anni scritti i livelli essenziali delle prestazioni che io credo non possa e non debba essere un argomento divisivo, perché il livello essenziale è una cosa minima che lo Stato o di media che lo Stato deve garantire a tutti i cittadini che siano a nord, al sud, nelle periferie o in qualunque altra realtà. Quello che non riesco a capire è come qualcuno oggi si lamenti e non abbia mai fatto niente per definirli, perché lo Stato è estremamente preciso quando dice devi pagare il bollo, devi pagare la tassa, il livello della tassa in termini di raccolta di risorse non ti dice cosa ti dà o il livello minimo di cosa ti dà in cambio e per me è una cosa di civiltà andare a definirlo.
Abbiamo proseguito nelle preintese, richieste da quattro regioni. Due, Veneto e Lombardia hanno chiesto tutte le nuove materie non lep, il Piemonte in particolare ne ha chieste con la Liguria sei, e abbiamo individuato quattro materie. Il discorso della protezione civile che io credo sia un argomento sacrosanto perché oggi la protezione civile è più sviluppata a livello territoriale che a livello nazionale facendo la prima cosa mettendoci le risorse per il fondo delle emergenze regionali, perché oggi la quantità di risorse nel fondo emergenze regionali è pari a zero, abbiamo messo 20 milioni per fine entro al 2025 e ci saranno in legge di bilancio 100 milioni. Ma quello che io credo sia assolutamente necessario che il potere di dichiarare uno stato di emergenza e un'ordinanza di protezione civile debba essere messo in capo al presidente della regione, che può farlo il giorno dopo l'evento catastrofico e non dopo dei mesi come invece accade oggi con lo Stato. Vuol dire dividere il paese? Io non credo, perché nel momento in cui lo vedranno anche le altre regioni saranno i primi a richiedere questa competenza.
Altre materie sono le professioni, so che qualcuno sorride però ci sono 200 professioni normate a livello regionale e a livello europeo e ciascuno alle sue professioni, perché non credo che in Piemonte sia naturale richiedere la professione del gondoliere che probabilmente in Veneto sarebbe cosa buona e giusta. Oppure la previdenza complementare e integrativa, quella famosa terza gamba che dovrebbe sostenere le pensioni di chi oggi dopo le due riforme Dini e successiva si basa solo su un sistema contributivo, e se i nostri giovani dovessero fare i conti di quello che andranno a prendere col solo sistema contributivo o qualcuno fa partire questa terza gamba che è partita parzialmente solo per chi si è rivolto al privato ma se le regioni sono in grado di sostenere questa terza gamba io credo che sia una cosa buona e giusta.
Così come il coordinamento della finanza pubblica in materia sanitaria, la sanità è una materia LEP, la corte ha detto che i LEP sono i LEA e quindi sono già definiti ma è una forte richiesta che partita dalla regione Lombardia è fatta propria anche dalle altre tre regioni ovvero le regioni che si trovino in equilibrio economico e finanziario, sia in termini generale sia in termini sanitari, e quindi non hanno disavanzi e garantiscono l'erogazione dei LEA, quelle risorse che ricevono dal fondo sanitario nazionale possono gestirli come diavolo vogliono. Perché noi abbiamo la ripartizione la fa lo Stato e ti dice, dopo il passaggio in conferenza e l'intesa, quanto riceverai. Dopodiché ti dicono “tanto devi spenderlo per la farmaceutica, tanto per il personale, tanto per l'edilizia sanitaria” ma il problema è che le regioni sono diverse e quindi il Veneto e la Lombardia sono regioni con una età media anagrafica bassa e quindi hanno più bisogno di prevenzione e di urgenza, la Liguria è molto alta e quindi malattie croniche e lungodegenza, il Piemonte leggermente al di sopra di quello che la media nazionale ma sostanzialmente una popolazione giovane. È impossibile pensare che lo Stato debba dire dove tu devi investire quelle risorse per cui le regioni hanno degli avanzi di gestione che a seconda del settore non possono utilizzare perché hanno esaurito il budget rispetto a quel settore, dico “lasciamogli gestire perché han già dimostrato di essere virtuosi di garantire i LEA, affrontino le liste d'attesa se c'è bisogno di pagare di più qualcuno lo paghi di più, se c'è bisogno di prendere infermieri e medici li puoi assumere all'interno di quello che è l'equilibrio di bilancio.
Poi c'è una cosa molto curiosa del Piemonte, che non fa parte della autonomia differenziata però è una pensata del presidente Cirio che io ho condiviso e ho sostenuto anche col ministero degli interni, che vorrebbe fare un'intesa con gli interni per far sì che quello che gli interni ha fatto con le poste per la consegna dei passaporti e la richiesta dei passaporti si possa realizzare attraverso la regione. La regione usa gli sportelli dei comuni per i dati per la richiesta le impronte digitali, il giorno del compimento del diciottesimo anno di età, gratis, la regione manda a casa il passaporto a tutti i cittadini piemontesi.
Vuol dire dividere il paese o fare qualcosa in più per i cittadini? Perché francamente sta roba qui dello “spacca italia” io continuo a non vederla. Poi se qualcuno non è capace o non ha le risorse per mandarti a casa il passaporto, forse gli elettori un giorno diranno al proprio presidente o governatore “guarda che delle altre parti funziona in maniera diversa”.
Le valutazioni sulla sentenza della Corte, devo dire un po’ tanto rigorosa… sì, perché io ho cercato di cambiare le materie dicendo alcune di queste sono sbagliate, però per me la Corte dovrebbe ragionare a Costituzione vigente e non dire “sì ma questo è un po più difficile deve essere un po più giustificata” eccetera… diversamente, prima cambi la costituzione. È sbagliata, lo dico io per primo, ma non puoi dirmi di non applicarla. Esuberante sì, perché chiede anche la possibilità della possibilità emendativa delle intese. noi abbiamo due esempi di intese trattati internazionali e confessioni religiose, nessuna delle due ha questa emendabilità però abbiamo una nuova versione interpretazione della corte.
Le motivazioni che per la prima volta, perché nessuna legge che deve essere motivata, (giustamente è stato ricordato) sulla base del principio di sussidiarietà. E qui mi scuso se andrò un po lungo, sono stato già troppo lungo, però io sul principio di sussidiarietà devo fare un pochino di chiarezza in termini di numeri, perché uno deve giustificare perché sia più conveniente o costi di meno e vengan meglio gestite le risorse nel caso venga dato un servizio una prestazione a livello più basso e più vicino al cittadino, deve giustificare la sussidiarietà. Io ho chiesto alle regioni che mi giustificassero questa sussidiarietà, però in termini generali io non posso che fare una valutazione complessiva. Perché sì? Perché lo Stato spende troppo, o spende male oppure non spende affatto quindi omette di spendere. Spende troppo: oltre 3.000 miliardi di euro di debito credo che sia una cifra non importante importantissimo, è un dato di fatto. Spende troppo: io sono andato a vedere i dati statistici ho preso i 100 euro spesi nel 2009 dallo Stato, nel 2022 sono diventati 173. Gli stessi 100 euro spesi da un comune nel 2009 sono diventati 106 nel 2022. I 100 euro delle regioni nel 2022 sono diventati 86, in più le funzioni delle regioni sono aumentate prendendosi anche in capo quelle delle province.
Spendono male: Prendo tre esempi tre materie, due statali e una regionale. Giustizia spendiamo tantissime risorse siamo al 156° posto su 161 paesi classificati. Istruzione, materia statale pura, spendiamo forse un po' meno però il problema che sui paesi ocse siamo in materia scientifica al trentesimo posto su 36 paesi classificati, con una spesa maggiore laddove ci sono dei risultati degli invalsi più bassi, quindi la cosa non funziona. La sanità è quasi tutta regionale, ne abbiamo già parlato prima, con un problema che se le liste d'attesa ci sono le cose non funzionano l'entità delle risorse te lo fissa lo stato, come devi spendere spenderle te lo dice lo stato, eppure la sanità vituperata a livello generale noi siamo sempre nelle top 10 a livello mondiale.
Per concludere sul “non spende affatto”: noi abbiamo un percorso che è quello che è stato richiamato di quella cooperazione che si vorrebbe tra le regioni di coesione e convergenza per cercare di ridurre le distanze tra le varie regioni. Sono cicli settennali, che dopo vi citerò per un altro motivo, e in cui si considera l'ultimo settennato 2014-2020: sono stati stanziati tra interventi nazionali ed europei 126 miliardi, per darvi un'idea una media finanziaria intorno ai 20 miliardi quindi 126 su 7 sono veramente tanti. 10 miliardi li abbiamo usati per il covid, 33 sono stati usati da stato regioni, 83 miliardi sono rimasti nel cassetto. Nessuno li ha usati e tante di quelle risorse vanno perse, cioè sono finite perché son quelle che vengono da fuori, non te li do più di questi 83. 50 sono in capo allo stato centrale e 33 alle regioni, quindi il peggior spenditore è lo stato. Poi di quelle regioni sono purtroppo sempre le stesse, che si qualificano sia in positivo sia in negativo per l'utilizzo o meno delle risorse perché bisogna anche dirci non tutte le regioni sono uguali.
Io ho guardato e cito la Siope e prima era l’istat, questo Siope è un organismo del mef, che dice i più bravi e quelli meno bravi, non diciamo i più cattivi: esempio spese per personale beni e servizi del veneto 300 milioni di euro sono 5 milioni di abitanti; spese per personale, beni e servizi della Campania che è il fanalino di coda e ha 5 milioni e mezzo (quindi 10 per cento in più): 1 miliardo e 690 milioni di euro. Vi domando: 500.000 persone in più giustificano un miliardo e 400 milioni in più, su 300 milioni del Veneto? C'è anche un dato pro capite molto interessante, spese per illuminazione e riscaldamento: Veneto 0,6 euro per abitante, la Campania 14,6 euro. E tutti sanno che in campagna c'è un clima graciale, che le giornate durano molto di meno per la parte diurna… ma è esattamente vero il contrario. E allora quando io dico “la responsabilizzazione” che deve venire da questa trasparenza io credo che vada nell'interesse dei cittadini di quelle regioni. E anche sugli enti locali purtroppo il livello di gestione di riscossione: noi abbiamo realtà dove la riscossione dei tributi locali o delle sanzioni è intorno al 12-13 %, e uno dice perché lo fanno^ perché così vengono rieletti… non chiedi i tributi, non fai pagare le multe… e quindi poi ti rieleggono. Il problema è che il sistema perequativo dei comuni è un sistema orizzontale, quello che non ci mette quel comune lo pagano tutti gli altri. Cioè laddove l’Imu e tutte le altre tasse le multe le pagano. deve essere giusto e funzionare così? per me assolutamente no.
Chiudo veramente con l'ultima cosa: il principio della solidarietà, ancora numeri alla mano. Per poter valutare se c'è una solidarietà l'unico strumento che noi abbiamo è quello dei residui fiscali, cioè la differenza fra quello che viene speso in termini di stato regioni comuni e province a livello di una regione e ciò che quella regione incamera in termini di entrate fiscali. Noi abbiamo un residuo fiscale che è intorno ai 150 miliardi, cioè maggiori entrate. Un terzo, 50 miliardi, vanno a livello di quelle regioni che non hanno la capacità fiscale e 100 vanno lo stato. Peccato che ce ne siano 6 consegno meno davanti che tirano la baracca per anche per tutti gli altri e l'ocse ci dice, dopo 20 anni di percorso di convergenza, che purtroppo non si è risolto nessuno dei problemi di avvicinamento fra regioni ricche e meno ricche ma c'è un rallentamento di quelle che viaggiavano più forte. E, a distanza, la previsione tra dieci anni è che il Piemonte la Liguria e la Toscana possono andare in area di transizione e quindi non solo stanno male o meno bene loro ma non ci sono neanche le risorse per mantenere tutte le altre. E l'ocse dice “ci vuole uno shock, un decentramento amministrativo e legislativo” che è poi l'autonomia differenziata.
Chiudo veramente con una citazione che ho fatto alla Camera dei Deputati, qui siamo in Piemonte quindi io mi direi che bisogna anche preoccuparsi rispetto al futuro… c'era un film con Meryl Streep, don't look up si chiamava, dove c'era un meteorite che si stava avvicinando alla terra. Lo dicevano gli scienziati ma il presidente Meryl Streep diceva “no, non è vero” poi il meteorite si è iniziato a vedere veramente e il presidente ha detto “don't look up, non guardate per aria” e invece io vi dico guardate per aria perché prima o poi il meteorite ci arriva addosso. Vi ringrazio."
Intervento 2
"Veramente telegrafico perché ho rubato il mio tempo tutto prima. Intervengo su valutazioni che sta facendo adesso il professor Ceccanti. Assolutamente vero. Tanto è vero che oltre che alla revisione delle materie nel 2005, nella mia riforma, c'era il senato federale delle regioni. La stessa cosa, anche se in maniera diversa, che era più dei comuni che delle regioni aveva fatto la riforma Renzi. Tutte e due sono riforme approvate dal Parlamento e bocciate attraverso dei referendum. Referendum che sia nel mio caso, che sia nel caso della riforma Renzi, sono stati attuati e di cui è stata fatta una campagna elettorale esclusivamente ideologica, senza guardare i contenuti delle riforme. Non solo il Parlamento ma anche i referendum oggi sono fortemente condizionati da posizioni ideologiche per cui se io vado a destra Stefano deve dirmi che bisogna andare a sinistra. A lui riconosco l'onestà intellettuale di pensare con la sua testa e non ricevere solo ordini.
Però purtroppo se la politica oggi è chi è in opposizione deve comunque a prescindere e contrastare chi governa e a ruoli invertiti viceversa devo dire che il livello della classe politica, e purtroppo l'interesse conseguente da parte del popolo rispetto a queste materie, anche se giustificato, è una cosa veramente preoccupante. Lo si vede dal numero dei partecipanti alle elezioni. Purtroppo non c'è solo un’astensione rispetto alle elezioni regionali ma lo vediamo anche a livello delle elezioni dei comuni dove uno va a scegliersi il sindaco. La gente non va più neanche a votare per scegliersi il sindaco e quindi una riflessione, maggioranza, opposizione a ruoli invertiti non lo so tutti dobbiamo farlo perché se questo processo dovesse andare avanti io credo che la maggioranza cercherà di rimanere sempre tale. L'opposizione tenterà sempre di diventare maggioranza. Temo che al Paese probabilmente questo non interessi perché vorrebbe delle soluzioni più concrete e soprattutto in questi casi più condivise. E invece parlare di riforme è come dire iniziamo a saltarci addosso, a ammazzarci e non troviamo una soluzione… ma il momento costituente prima o poi dovrà arrivare."
Testo a cura dell'Ufficio Stampa