Intervista su L'Eco di Bergamo
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Di seguito, il testo integrale dell'intervista:
Il ministro per gli Affari regionali: «Il pacchetto sull’Autonomia in Consiglio dei ministri entro dicembre»
«Legge sulla montagna nuovi servizi e fondi anti spopolamento»
La nuova legge sulla montagna e il rilancio di quella sull’Autonomia saranno al centro dell’intervento del ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Roberto Calderoli, al raduno di Pontida: contento per il primo risultato e quasi soddisfatto per il secondo.
Lei è il primo firmatario della legislazione sulle aree montane, approvata in questi giorni, che intende promuovere le zone sottoposte a un diffuso spopolamento.
«L’iter parlamentare s’è compiuto in poco più di un anno e abbiamo accolto una serie di emendamenti anche delle opposizioni. L’intento è garantire i servizi essenziali, e inventarne di nuovi, per trattenere i residenti e spingere al rientro chi se n’è andato, con un occhio d’attenzione ad una platea anagrafica ampia, quella sotto i 40 anni. Ma il punto di partenza era ridefinire il perimetro dei territori di montagna: i criteri che li classificano e il loro numero. L’ultima legge è del 1994, che però non ha dato i risultati attesi, e l’elenco dei Comuni interessati risale addirittura al ’52. C’era da risolvere una contraddizione: il territorio di montagna in Italia è del 35% mentre i Comuni coinvolti erano 4.500, cioè oltre il 55% del totale. Il paradosso fin qui voleva che città come Roma, Bologna, Reggio Calabria e Palermo rientrassero nella lista di montagna, per cui c’era una dispersione dei fondi verso realtà che non ne avevano titolo. Stiamo lavorando con l’Istat per riformulare l’elenco che, orientativamente, dovrebbe scendere da 4.500 a 2.500 Comuni e poi ne verrà redatto un secondo che, accanto agli aspetti geografici, preciserà le tendenze socioeconomiche. Quanto alle risorse, dai 100 milioni di euro stanziati nel 2023, siamo passati agli attuali 200, di cui poco meno della metà sarà ripartita alle Regioni».
In testa c’è la sanità.
«Abbiamo previsto un investimento di 40 milioni destinato agli operatori pubblici e del privato accreditato che riguarda il raddoppio del punteggio per chi va a lavorare in montagna, oltre all’aumento delle indennità e degli sgravi fiscali per l’acquisto e l’affitto della casa. Per la scuola, c’è un incremento del punteggio per gli insegnanti e anche facilitazioni abitative. Inoltre vengono ridotti i limiti numerici per la costituzione delle classi e, con una convenzione con il ministero, pensiamo a Università collocate in montagna. Per contrastare l’emorragia demografica, è indispensabile intervenire con i bonus bebè (5 milioni) e i bonus per ristrutturare o acquistare la prima casa (16 milioni e mezzo per chi è sotto i 40 anni d’età)».
Si tratta anche di istituire una rete di servizi e di premiare il lavoro che investe in quota.
«È chiaro che le iniziative settore per settore vanno viste nel loro impatto complessivo per misurare così la capacità di invertire un trend negativo: significa cercare di bloccare pure la desertificazione delle attività commerciali e produttive. Quindi estendere il raggio d’azione di internet con la banda larga, studiare come ottenere una riduzione delle tariffe, approntare strutture multiservizio: mi riferisco alla telemedicina e a Centri d’incontro fra contribuenti e commercialisti. Un capitolo a sé coinvolge il lavoro su un doppio binario. Uno interessa il riconoscimento e la valorizzazione delle professioni di montagna, l’altro gli incentivi per le start up giovanili (20 milioni) e sgravi contributivi (18 milioni) alle aziende che assumono in smart working per superare i problemi di mobilità».
C’è infine il capitolo della caccia.
«Il punto centrale è che, dopo le pronunce dell’Unione europea e del Tar Lombardia, si è finalmente ottenuta una certezza giuridica: nei valichi della nostra Regione, oltre 470, si potrà cacciare liberamente tutte le specie, con la sola limitazione agli uccelli migratori».
Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che vi ha costretto a rivedere alcuni pilastri del regionalismo differenziato, a che punto siamo?
«A buon punto, e lo lasci dire a uno che ne ha fatto una questione di vita. Ho ottenuto una preintesa da 4 Regioni (Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria) su 4 materie: Protezione civile, professioni, previdenza complementare e integrativa e la parte della sanità che interessa il coordinamento della finanza pubblica. Le Regioni hanno accolto le prime 3 questioni, a patto che ci fosse la sanità. Mi sono confrontato con i ministri interessati, più di 10, poi ho incontrato Giorgia Meloni e i due vice premier. Ho ottenuto il benestare su tutto e - per quanto abbia sollecitato una sottoscrizione formale immediata - mi è stato chiesto di pazientare un attimo per via delle Regionali. In ogni caso ho avuto la garanzia che il pacchetto Autonomia sarà portato in Consiglio dei ministri entro dicembre, per poi iniziare il percorso legislativo».