Intervista sul Corriere della Sera
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Di seguito, il testo integrale dell'intervista:
L’ira di Calderoli: «Ma quale blitz, è la quinta bocciatura Dialogo solo da FdI»
di MARCO CREMONESI
ROMA
Roberto Calderoli non nasconde l’irritazione per la bocciatura del terzo mandato per i presidenti di Regione. Proprio lui, ministro agli Affari regionali e alle Autonomie, era stato incaricato di trovare una soluzione anche tecnica per sbrogliare la matassa.
Deluso?
«Assolutamente sì. Amareggiato. Hanno bocciato per la quinta volta la possibilità».
Che cosa le fa più rabbia?
«Il dibattito sul fatto che non esistono cariche monocratiche senza limiti di mandato. In questo momento, non c’è un limite al numero di mandati per i presidenti della Repubblica, non c’è per il presidente del Consiglio. Anche se l’abbiamo introdotto con la riforma del premierato».
C’è chi parla del vostro emendamento come di un blitz...
«Mi sembra di sognare. Noi lo abbiamo presentato già quattro volte in questa legislatura. Sempre coerenti: nel caso della Campania, di solito prendo io la decisione se c’è da impugnare un provvedimento. In questo caso, ho rimesso la decisione al Consiglio dei ministri. Sul Trentino, la Lega ha votato contro l’impugnazione. Dunque, il parlare di blitz mi pare ridicolo».
Contava davvero su un risultato diverso?
«Tutto si è riaperto dopo la disponibilità a discutere di Fratelli d’Italia e si è formato un tavolo con i delegati dei partiti. Lì ho misurato che la disponibilità di Fratelli d’Italia era una concreta volontà di dialogo. Al contrario, le condizioni che mi venivano poste da Forza Italia erano inaccettabili».
Parla dello Ius Scholae?
«Le richieste erano più di una. Su alcune, sarei stato disponibile al dialogo. Altre, erano irricevibili anche per Fratelli d’Italia».
E così, la Lega ha presentato l’emendamento per far venire allo scoperto le posizioni nei partiti?
«Io non faccio qualcosa per “far venire allo scoperto”, voglio raggiungere un risultato.
Il fatto è che alla fine ha prevalso… chiamiamola la ragione di Stato comune».
Perché comune?
«Qualcuno ha ritenuto che l’emendamento avrebbe potuto affossare l’intera legge sul numero dei consiglieri e degli assessori regionali, a cui anche le opposizioni non erano ostili».
Il presidente Balboni ha detto che alla questione si potrà rimettere mano...
«Io avevo trovato la strada per l’emendamento di una legge che avrebbe potuto essere approvata entro la metà di agosto. Trascorso questo termine, forse si potrà riconsiderare. Certo, non per la tornata elettorale d’autunno».
Cambia qualcosa nella maggioranza? Prevede strascichi della vicenda?
«Non credo. Ma mi auguro sinceramente che un clima di maggior dialogo ci possa essere. Non si dovrebbe arrivare al voto in commissione. Bisognerebbe arrivare ai risultati dialogando, non facendo finta di dialogare. Credo sia opportuno dialogare con l’opposizione ma, prima ancora, il dialogo deve essere nella maggioranza».
Giustizia e premierato sembrano segnare il passo.
«La giustizia ha superato le pregiudiziali e ora si va al voto sugli emendamenti. Dunque, non direi. Sul premierato, ho letto che non è stato calendarizzato. Ma quando arriva agosto, mandi avanti quel che può andare avanti subito. È un fatto logistico organizzativo».
In Conferenza delle Regioni si è discusso della possibilità di spostare le elezioni alla primavera 2026.
«Mi pare paradossale che a questo giro si voti in autunno e nel resto d’Italia si continui in modo normale. In questo caso, non solo le Regioni sarebbero forse nell’impossibilità di chiudere i bilanci. Poi, qualcuno dimentica che c’è una scadenza del Pnrr a giugno 2026. Magari c’è chi preferisce votare prima per non essere sostituito come candidato. Ma credo che l’interesse di tutti sia quello di votare al massimo una volta all’anno, non ogni tre mesi. L’anno prossimo si vota per le amministrative, si voti anche per le Regionali».